Accende i motori la rete oncologica regionale: entra in pista il primo dei due decreti attuativi del Piano emanato un anno fa e che ha completamente ridisegnato i percorsi di diagnosi e cura della malattia tumorale.
Definiti 13 Pdta per altrettante patologie (melanoma cutaneo e mucose, melanoma, ovaio, pancreas, polmone, prostata, rene, stomaco, testicolo, vescica e dovrebbe esserci anche Radioterapia).
12 MAR – La Rete oncologica campana entra nella fase attuativa. In pista 13 Percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (Pdta) per altrettante patologie tumorali e la standardizzazione delle attività di analisi istopatologiche per i principali tumori. C’è spazio anche per la prevenzione e la diagnosi precoce grazie agli screening (ormai in fase avanzata di organizzazione in tutte le Asl della Campania. L’obiettivo è rendere le cure anticancro omogenee per tutti, da somministrare nei tempi brevi oltre lo scoglio delle liste di attesa.
Parte dunque la rete oncologica regionale. Il decreto commissariale che definisce i percorsi diagnostici e terapeutici per 13 patologie neoplastiche che insieme rappresentano il 70% dei tumori in Campania. Inoltre, il decreto approva i criteri di qualità per la refertazione anatomo-patologica, per il trattamento di alcuni effetti collaterali dei chemioterapici e per l’esecuzione secondo modalità standard dei trattamenti radioterapici. Si tratta di documenti importanti prodotti nel segno del miglioramento della qualità dell’assistenza oncologica regionale.
“La realizzazione della Rete oncologica è uno degli obiettivi prioritari della amministrazione regionale – spiega in una nota Palazzo Santa Lucia – e si realizza in collaborazione con la cabina di Regia della Rete e il coordinamento della stessa dell’Istituto Pascale. Il decreto definisce dei tempi certi da parte di tutte le aziende ospedaliere per il recepimento e l’applicazione dei percorsi che sono stati definiti. La Cabina di Regia della Rete metterà in campo ogni sforzo affinché i processi vengano implementati per tempo.
“La piattaforma informatica della rete oncologica campana, implementata dagli informatici del Pascale – dichiara Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto – sarà lo strumento operativo per il corretto funzionamento dei percorsi e anche per valutarne l’efficacia”. Il network tra le Aziende ospedaliere ed il territorio sarà la chiave della operatività della rete, genererà un miglioramento della efficacia globale delle terapie ed una semplificazione per i pazienti e per le famiglie nel segno della presa in carico totale. Ogni relazione sarà favorita dal sistema informatico”.
Intervento chirurgico, organizzazione e accesso alla chemio e radioterapia avverranno nelle strutture ospedaliere e universitarie più complesse e attrezzate, sede di centri di II e III livello, dove per la numerosità dei casi trattati (centinaia di operazioni all’anno), per alte le tecnologie utilizzate (il robot chirurgico, la diagnostica, acceleratori lineari di ultima generazione) e per la ricerca clinica e di base praticata (Università Federico II, Vanvitelli, Ruggi di Salerno, Irccs Pascale) sono portate al massimo le possibilità di sopravvivenza e di guarigione del paziente. Ogni malato, anche proveniente dalle periferie, attraverso l’organizzazione di tali percorsi, è destinato ad accedere alle stesse cure di chi abita in città. L’obiettivo è garantire un reale e concreto affiancamento del paziente da parte di una squadra multidisciplinare formata da medici, chirurghi e radioterapisti che, di volta in volta sceglie, prenota, organizza, suggerisce, dirotta, controlla, richiama e valuta l’andamento della malattia in ogni sua fase garantendo le stesse cure, negli stessi tempi e nei migliori centri a ogni paziente. Fondamentale in tale scenario, l’organizzazione di rete.
“Se una donna che effettua lo screening per il tumore al seno risiede a Napoli 2 nord – avverte Gaetano D’Onofrio, direttore sanitario del policlinico – dopo la diagnosi sarà indirizzata in prima battuta verso le proprie strutture territoriali chirurgiche e mediche oncologiche. A patto però che abbiano i numeri, le tecnologie e un’adeguata casistica. Se il territorio è sguarnito o si scontano liste di attesa scatterà la presa in carico da un altro centro con cui esiste un accordo di collaborazione. Così quella donna potrebbe approdare al Policlinico Federico II, ovvero al Pascale, al Ruggi, all’Ateneo Vanvitelli. Ma anche in ospedali come il Monaldi, il Cardarelli, il Moscati di Avellino o il Rummo a Benevento, che rappresentano i centri di riferimento”. Il Policlinico ha già pianificato per delibera 11 dei 13 percorsi. Altre Asl e aziende ospedaliere stanno in queste ore firmando analoghi provvedimenti. Di eccellenze come quelle elencate se ne contano nove in Regione ma in alcuni settori specialistici hanno da dire la loro anche le strutture accreditate come Villa dei Platani ad Avellino, la Mediterranea a Napoli, gli istituti religiosi Villa Betania e Fatebenefratelli.
Il nodo chiave è evitare che strutture mediche e chirurgiche che effettuano poche decine di interventi all’anno o poche terapie mediche accolgano pazienti destinati per questo a ricevere una cura di serie B magari rischiando di non accedere affatto alle cure ovvero finendo in quel flusso di migrazione sanitaria che per ragioni logistiche e difficoltà varie, pensa di ricevere fuori regione i più avanzati trattamenti ma spesso ottiene invece il minimo indispensabile. “Stiamo allargando questa rete anche ad altri istituti di ricerca di altre regioni del Sud” conclude Attilio Bianchi, manager del Pascale. Fin qui le luci, ma non mancano le ombre. Come la carenza di personale (sia medici sia infermieri), principale scoglio da superare sia per evitare l’imbuto in centri attrattivi come il Pascale sia per riutilizzare chi effettua pochi interventi e procedure in un anno.
Ettore Mautone